Per la ratifica del Patto Atlantico

ALCIDE DE GASPERI

Data l’ampiezza della discussione, avevo ritenuto superfluo un mio intervento. La Camera ha discusso ampiamente tutte le argomentazioni pro e tutte quelle contro, dando veramente prova della sua responsabilità. Non si potrà dire nel paese che qui non vi sia stata libertà di parola, che tutto non si sia potuto esporre, che le ragioni pro e contro non abbiano trovato i loro difensori. (Commenti all’estrema sinistra).

Una voce all’estrema sinistra. Ci mancherebbe altro!

DE GASPERI, Presidente del Consiglio dei ministri. Non so in verità perché queste proteste insorgano dai banchi dell’opposizione; mi pare davvero che l’opposizione abbia fatto parlare tutti i suoi oratori, tanto più che non si è nemmeno abbreviata la discussione con il solito voto di chiusura.

BOTTONELLI. L’avete tentato.

DE GASPERI, Presidente del Consiglio dei ministri. È vero; una domanda era stata presentata, ma poi è stata ritirata.

Debbo aggiungere: mi pare che Governo e maggioranza, in linea generale, reciprocamente, se volete, abbiano seguito in questo dibattito un tono di tolleranza maggiore che nel dibattito passato: ciò costituisce, notevolmente, un progresso in fatto di costume parlamentare.

Mi ha fatto un’ottima impressione la relazione di minoranza, soprattutto quella verbale, ossia il modo in cui il rappresentante della minoranza ha qui esposto il suo pensiero e i suoi voti; e mi è parso che l’ultima dichiarazione da lui fatta (nonostante i suoi timori egli si è augurato che il patto non ostacoli il movimento di unificazione che, malgrado tutto, nel mondo va formandosi) fosse un tale augurio da poter con esso veramente, per quel che è possibile, far ritrovare anche la concordia alla Camera, libero, naturalmente, l’atteggiamento di ciascuno circa il voto sullo strumento in discussione. Quando poi l’onorevole Donati ha aggiunto di ritenere raggiungibile questo suo augurio per l’unificazione anche per il contegno, che egli poteva immaginare e anche preannunziare, della Russia la quale sarebbe pronta ad accettare una nuova tesi, mi è parso che avessimo trovato e accettato una via che si distaccasse notevolmente dall’urto violento che abbiamo avuto in occasione della prima discussione sul patto atlantico.

Ma se il discorso del relatore di minoranza aveva rafforzato il mio desiderio di non intervenire nel dibattito, quello dell’onorevole Togliatti, che ha ritenuto di dovere interpretare estensivamente la sua dichiarazione di voto, mi costringe ad intervenire per alcune precisazioni.

L’onorevole Togliatti ha descritto la marcia di una rivoluzione che verrà o dovrà venire contro il blocco reazionario esistente sotto la maschera dell’imperialismo americano. Egli ci ha detto che il socialismo è quello che marcia in Europa come in Cina; e ha invocato l’esempio di Mao Tse (Commenti all’estrema sinistra) (sono pronto a correggere se ho pronunciato male). Dicevo che ci ha portato l’esempio di Mao Tse, che dovrà trovare degli imitatori in Europa. Ci ha anche detto: evidentemente, comunque la pensiate, sarà opportuno che provvediate ai casi vostri perché è inesorabile questo movimento. E ha citato, come si usa facilmente per la propria interpretazione storica, l’esempio del passato. Egli ha detto: lo sforzo è inutile, voi vi mettete in brutta compagnia, fate blocco con i reazionari e con i conservatori di tutto il mondo e invece gli apportatori del progresso, della libertà, della democrazia sono dall’altra parte e vi rovesceranno.

Bisogna constatare, onorevole Togliatti, che la maggioranza dei 300 milioni circa di abitanti del mondo rappresentati all’O.E.C.E., per quanto riguarda l’Europa, si possono dire socialisti. È il movimento socialista. Non è esatto che il movimento in difesa del patto atlantico, della democrazia, voglia dire di per sé arresto del socialismo. I miei colleghi che stanno alla Camera e che rappresentano il socialismo non potrebbero certamente collaborare a questo patto atlantico e collaborare con noi in questo atteggiamento generale della politica estera! Perché essi, così come i laburisti inglesi, i socialisti belgi e la maggior parte degli operai degli Stati Uniti, credono che l’ordine e il progresso sociale, e anche, soprattutto, la difesa, stiano nella possibilità di espressione del pensiero e del movimento, cioè nella libertà e nella democrazia. Quindi, la lotta, se l’onorevole Togliatti proprio vuol vederla dal punto di vista sociale e politico, deve riassumersi così: non blocco reazionario da una parte e blocco socialista dall’altra, ma blocco da una parte per la difesa della libertà e della democrazia, e blocco dall’altra per favorire il soffocamento della libertà purché vi sia con assoluta immediatezza un rivolgimento, una riforma che si possa dire comunista. (Vivi applausi al centro e a destra).

Ho bisogno di dire a ogni modo – sia la mia interpretazione quella esatta o lo sia quella dell’onorevole Togliatti – che comunque, per quanto riguarda il sentimento nostro, la nostra visione sociale, noi respingiamo l’accusa di essere parte di un blocco reazionario e affermiamo di essere un blocco della libertà, nel blocco della democrazia. (Vivi applausi al centro e a destra).

E come io rispetto l’onorevole Togliatti, il quale in fondo ha la sua tesi di rivoluzione – ed a quella si richiama come al fondamento principale del suo spirito – così prego di rispettare il nostro sentimento. Noi non siamo dei deboli, dei vili che si adattano per ragioni di opportunità; noi crediamo nella libertà e siamo decisi a difenderla anche se ciò costituisca un rischio per noi e per la fortuna dei nostri partiti. (Vivissimi, prolungati applausi a sinistra, al centro e a destra).